Denominazione
Geolocalizzazione
Ripalimosani (CB)
Percorso
Via San Rocco, Piazza San Michele, Scalinata Santa Lucia, Piazzetta San Michele, Anfiteatro Comunale (per un totale di circa 7 ore di rappresentazione).
Descrizione
“A Mèskuèrate” è un’antica tradizione di Ripalimosani che si svolge lungo le strade del paese, composta da scenette comiche e canti popolari, messe in scena con un canovaccio di base e con notevole intervento dell’improvvisazione seppur caratterizzata da formule ricorrenti, recitata in dialetto ripese, meglio conosciuta come ‘i Mierz’.
In occasione del Martedì Grasso e, in alcuni anni, anche in altre date domenicali precedenti la fine del periodo di Carnevale, un’allegra compagnia composta generalmente da musicisti, attori e cantanti improvvisati, diretti dal “concertatore”, porta in giro per le vie del paese scenette comiche in dialetto, accompagnate ed intercalate da musiche e canti popolari. La performance prende così la forma di un “musical” popolare basato sull’ironia nei confronti di vari aspetti della vita e soprattutto sull’amore. Lo spettacolo si svolge in maniera itinerante attraverso le vie del paese e fa tappa in alcuni luoghi prestabiliti.
Una volta si facevano otto “posate” (fermate, posate di barelle o statue: un riferimento, probabilmente, all’uso di portare le scene dei Trionfi o altre forme di teatro popolare ben in vista su barelle portate a spalla). Oggi se ne fanno cinque con chiusura serale al Teatro Comunale (Via San Rocco, Piazza San Michele, Scalinata Santa Lucia, Piazzetta San Michele, Anfiteatro Comunale).
La mattina della rappresentazione il gruppo di attori si raduna di buon’ora e, dopo aver consumato un’abbondante colazione, dà inizio alla preparazione: vestizione, trucco e prova / accordatura degli strumenti musicali. Infine quando tutto è pronto, in tarda mattinata, inizia la sfilata per le strade camminando e ballando a ritmo di marcette allegre e divertenti intonando soprattutto la famosa “Jamme jà”. Le maschere di Pulcinella, con la tradizionale casacca bianca ed il cappello a forma di cono, armati di tamburello e trombette, si fanno spazio tra la folla per permettere il passaggio del resto del gruppo.
In alcuni luoghi prestabiliti del paese – sei o sette un tempo, oggi cinque più la sosta finale al Teatro -, si effettuano le “posate” o soste dove con pochi, esperti gesti viene montata la scenografia che viene al seguito del gruppo di attori. Il presentatore cuce e raccorda tra di loro i vari momenti intrattenendo mentre le scene, velocemente, prendono forma. Finito lo spettacolo, la compagnia si rimette in cammino verso le successive soste per ripetere sempre le stesse scenette.
Il testo, sempre nuovo e spesso totalmente inventato, ha una vera e propria trama che si dipana, in modo simpatico e scherzoso, tra le scene e le canzoni nuove o parodiate. Un nutrito coro di ragazze ha il compito di aiutare i cantanti, soprattutto nei ritornelli che si ripetono e fa da cornice colorata al gruppo mascherato. Attori e cantanti, di volta in volta, si alternano nelle varie edizioni con la speranza di diventare personaggi da ricordare.
Il tema ricorrente è l’amore, spesso conteso tra due o più rivali. Negli ultimi anni, inoltre, si sono affacciati nuovi autori locali per dare seguito alla tradizione e l’hanno arricchita con elementi innovativi come la satira o l’attualità. In merito all’accompagnamento musicale agli strumenti tipici del folclore come le chitarre, fisarmoniche e mandolini che a Ripalimosani sono uno strumento tipico della tradizione musicale locale, si sono aggiunti i fiati che rinviano alla più moderna tradizione delle Street band.
Tra una sosta e l’altra i protagonisti approfittano della generosità degli spettatori per rifocillarsi, in modo da essere freschi ed efficienti, e sempre più allegri, fino all’ultima sosta che avviene nella piazza principale al calare delle prime ombre della sera. Questo momento finale è particolarmente intenso e vivace, con il gruppo molto ben collaudato e abbondantemente rinvigorito da cibi, bevande e supporto di folla.
Notizie aggiuntive
La manifestazione ha subito varie trasformazioni nel corso degli anni. Dagli anni Cinquanta e Sessanta, le scene presero un indirizzo prettamente carnascialesco in cui dominavano i buffoni del momento, il travestimento degli uomini in donne procaci e volgari, in un classico meccanismo di inversione di genere che provocava in chi assisteva grande divertimento. Un tratto immancabile della rappresentazione carnascialesca era il “Carnevale incatenato”. Gli organizzatori si servivano di libretti napoletani come canovaccio per le loro scenette e da queste estrapolavano sketch comici e duetti a doppio senso. Per l’accompagnamento musicale utilizzavano canzoni molto popolari, come quelle del Festival di Sanremo o in altre occasioni musiche e canzonette di autori ripesi.
Negli anni Settanta furono apportate delle modifiche che permangono e fanno della Mascherata un vero e proprio spettacolo popolare. I costumi di scena, prima approssimativi e un poco dozzinali, da alcuni anni hanno raggiunto adeguati livelli artistici grazie all’apporto di mani esperte. È stato recentemente realizzato anche un magazzino di raccolta dei vestiti delle varie Mascherate, a disposizione di chi volesse usufruirne…
Cronologia
È possibile datare l’inizio delle Mascherate agli anni Cinquanta, anche se in realtà esistono tracce di mascherate già nel XVI secolo: nel capitolo Municipale tra l’Università ed il feudatario locale del 1588 c’è un riferimento alle “maschere”.
La Mascherata si svolge nel periodo di Carnevale e in particolare il giorno di Martedì grasso. La compagnia si riunisce qualche mese prima ed inizia a provare, a selezionare macchiette, duetti e canzoni ed infine si assegnano le parti; contemporaneamente si preparano i costumi e tutto l’occorrente per la manifestazione.
Ulteriori informazioni
Soggetti coinvolti
Elementi strutturali
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