Geolocalizzazione
Bottega Artigianale Maestro Aldo Perrella
Bottega Artigianale Maestro Nicola Francescone
Descrizione
L’arte dell’acciaio traforato di Campobasso prevede diverse fasi di lavorazione, e l’utilizzo di diversi strumenti.
Si inizia con la scelta del pezzo di acciaio necessario a creare un determinato oggetto (dal tagliacarte, alla forbice, alle armi bianche, rasoi e così via).
Una volta deciso quale sia il pezzo più adatto alla creazione dell’oggetto, si passa a disegnare con una matita il motivo ornamentale che poi emergerà dalla lega di metallo una volta traforata.
Si passa successivamente alla fase della bulinatura di centratura, momento in cui, utilizzando uno scalpello, si tracciano dei punti di sicurezza sulle parti da eliminare tramite la successiva fase di trapanatura.
Con la trapanatura di fatto inizia la traforatura vera e propria: è qui che l’artigiano comincia l’opera di sottrazione della materia, delineando i punti cardine del disegno, le volute, che guideranno poi il prosieguo del lavoro.
Alla trapanatura segue la rimozione, sul lato opposto, delle bavature di metallo lasciate dall’azione del trapano; lo strumento utilizzato per assolvere a tal compito è una nastratrice, oppure si agisce manualmente attraverso delle limette. Questo lavoro consente di ottenere un oggetto meno grezzo e pronto per continuare la fase più minuziosa di asportazione dell’acciaio, che permetterà all’artigiano di realizzare con maggior precisione le volute. Lo strumento utilizzato per questa fase è un seghetto per il ferro, a cui però si sostituisce la lametta con un tondino di tungsteno, che permette maggior resistenza allo sfregamento dell’acciaio e grande elasticità, utile ad eseguire anche le più complesse traiettorie e curvature disegnate. Anche l’utilizzo di lamette progressivamente sempre più sottili risulta decisivo a garantire la piena realizzazione artistica del disegno.
Rimosso tutto l’acciaio in eccesso all’interno del disegno si passa ora alla fase del “riporto”, ovvero l’eliminazione del metallo lungo il perimetro esterno dell’oggetto.
In questa fase l’artigiano agisce servendosi di limette, anche molto sottili, per eliminare dalla superficie lavorata i graffi e le imperfezioni causate da morse e strumenti nelle fasi precedenti.
Si procede a questo punto con la fase della cesellatura, che consiste nel lavorare la superficie disegnata attraverso i bulini, o scalpelletti (detti localmente ‘ccé’), di varie forme e dimensioni. Con un martelletto, attraverso l’applicazione di più o meno forza, e con la scelta dello scalpelletto giusto, in questa fase si realizzano le sfumature, i dettagli, le ombre, dei soggetti disegnati.
Prendono così vita fiori, foglie, grappoli, ricami, uccelli, persone, a seconda delle capacità tecniche e artistiche dell’artigiano. È possibile immaginare Il momento della cesellatura come l’atto in cui si va a definire la cifra artistica particolare e riconoscibile di ogni autore. L’intensità del tratto è di fatto la firma implicita di ogni artigiano dell’acciaio traforato. In questa fase si realizzano anche le personalizzazioni richieste dal committente: scritte, iniziali o stemmi sono incise sul metallo attraverso l’utilizzo dei punzoni, oggetti simili ai bulini, ma che hanno nella punta un carattere o una parola che permette di utilizzarli come dei timbri battendoli sull’acciaio. Una volta completata questa operazione si passa un’altra volta alla rifinitura tramite limette, operazione che in questa fase amalgama il disegno all’acciaio.
Per ultimo abbiamo la fase di lucidatura dei contorni, fatta a mano con le limette. La lucidatura consta di ulteriori passaggi per l’oggetto finale. Si procede infatti attraverso sette dischi diversi, dal più abrasivo a quello più delicato di stoffa e con l’aiuto di pasta abrasiva per lucidare l’acciaio. Si aggiunge qui, immediatamente prima della lucidatura, per gli oggetti che presentano superfici da taglio quali forbici, tagliacarte o rasoi, una fase di affilatura della lama.
Ultimo passaggio necessario dopo l’opera di abrasione è la fase di pulizia, che permette di rimuovere la pasta abrasiva che è rimasta incastrata fra i fori cesellati e il traforo. Si procede quindi a bloccare l’oggetto nella morsa, coprendo la parte bloccata con un panno o un cartone, per non graffiarla, e si passa un pezzo di stoffa nei fori fino a togliere i residui della pasta.
Spesso, a fine lavoro, si lava con acqua e sapone neutro l’oggetto ormai completo.
Notizie aggiuntive
La lavorazione dell’acciaio a Campobasso, come riportato in Mancini 2013, si fa risalire al secolo XV; protagonista è il conte Nicola di Monforte che chiamò molti fabbri esperti di forgiatura dell’acciaio dalla Francia per farsi produrre armi per le numerose imprese da lui condotte. Altra tappa di sviluppo della lavorazione dell’acciaio è quella datata al secolo successivo, XVI, con protagonista Ferrante Gonzaga e una straordinaria fioritura, grazie anche alle maestranze veneto-lombarde, nella produzione di armi da taglio e da fuoco. Lungo tutto il Seicento abbiamo testimonianze a più riprese della capacità produttiva dell’acciaieria molisana, tanto evidente da farne arrivare la fama in tutta la penisola e non solo. Quel che si può dire è che, a Campobasso, di sicuro aveva attecchito quel saper fare relativo all’acciaio, e che successivamente “L’arte, coi suoi segreti di tempra del metallo, si è tramandata di padre in figlio e s’è, via via, giovata dei progressi della tecnica, pur rimanendo arte manuale e perciò più genuina” (Mancini 2013, p. 53)…
Cronologia
Possiamo iniziare a parlare di arte dell’acciaio traforato di Campobasso grazie alle innovazioni apportate dal maestro Carlo Rinaldi (Campobasso, 1766 – 1832) nell’Ottocento.