Denominazione
Geolocalizzazione
Termoli (CB)
Percorso
Gli altari vengono allestiti principalmente nelle case del borgo marinaro, ma negli ultimi anni si è diffusa la pratica di prepararli anche in abitazioni del centro poste fuori dal borgo antico, in alcune parrocchie e nelle scuole primarie della città.
Descrizione
Gli Altari e le Tavole di San Giuseppe si allestiscono a Termoli nella settimana che precede il 19 marzo, giorno della Festa di San Giuseppe, e si aprono ai visitatori il pomeriggio del 18 marzo, in occasione della vigilia. L’allestimento è curato da famiglie e, più di recente, gruppi di amici e associazioni culturali, solitamente all’interno di abitazioni private lasciate libere durante l’anno e occupate principalmente nei mesi estivi.
Si procede innanzitutto alla preparazione degli altari in onore del santo: “L’altare […] è preparato con drappi, coperte e nastri, preferibilmente di seta e dai colori delicati, con i quali viene formato un tabernacolo, che porta al centro una raffigurazione della Sacra Famiglia o di Giuseppe con il Bambino” (De Simoni 2007, p. 89). Spesso si utilizzano coperte e merletti realizzati a mano, appartenenti al corredo familiare. Alla base dell’altare (che solo in alcuni casi è formata da gradini) vengono disposti fiori, piante, candele e altre immagini di San Giuseppe e della Sacra Famiglia. Spesso si usa addobbare l’altare anche con grano fatto germogliare al buio; in alcuni casi al posto del grano vengono utilizzati germogli di legumi, principalmente lenticchie.
Oltre a questa tipologia più classica, nei fatti l’allestimento degli altari è legato alla creatività dei singoli, e negli ultimi anni è invalso l’uso di allestire altari anche molto articolati, che riprendono i temi classici della devozione e li coniugano con elementi della storia e della contemporaneità.
Vi sono altari che riproducono a grandezza naturale la Sacra Famiglia nelle sue attività quotidiane, con grande ricchezza di particolari, e che sono accompagnati dalla proiezione di immagini e filmati dedicati al tema (o alla riproduzione delle immagini del rituale nelle annualità precedenti, come nel caso dell’altare della Famiglia Cicchino Ronzitti), altari che inseriscono la statua del santo all’interno di un contesto di addobbi che richiama la cultura marinara del borgo antico di Termoli (come nel caso dell’altare dell’associazione culturale ‘A Shcaffètte), altari che privilegiano l’elemento floreale e altri che invece insistono su elementi vegetali legati al consumo alimentare.
Accanto all’altare si allestisce la Tavola di San Giuseppe, sulla quale vengono disposti cibi di ogni tipo, “a base di magro, nel rispetto del periodo quaresimale” (De Simoni 2007, p. 90): pesce, legumi, verdure, uova, pane, pizza rustica (spesso si usa una pizza lievitata solo col bicarbonato), taralli, dolci, tra cui le zeppole di San Giuseppe e i dolci pasquali (la “pupa” e il “cavallo con l’uovo”, dolci di pastafrolla che, in occasione della Pasqua, vengono donati rispettivamente alle bambine e ai bambini). Solitamente il pane riproduce una simbologia legata alla Sacra Famiglia: la corona, la croce e il bastone, attributi della Madonna, del Cristo e di San Giuseppe; in alcuni casi il bastone di San Giuseppe è invece riprodotto a parte in un’apposita forma di pane.
Alcune famiglie preparano e dispongono sull’altare anche la “mollica” che servirà, il giorno seguente, alla realizzazione della “pasta con la mollica”, ossia una pastasciutta condita con mollica di pane fritta nell’olio.
Il pomeriggio del 18 marzo, intorno alle 16:00, un sacerdote procede alla benedizione degli altari; subito dopo gli altari vengono visitati dai fedeli che, dopo aver sostato in preghiera, sono invitati a consumare parte dei cibi e ricevono in dono un’immagine del santo (la ‘mmagginetta), un sacchetto con legumi e cereali (il “sacchetto di San Giuseppe”) e un panino benedetto.
Non sembra essere ancora in funzione il rituale delle “verginelle”, le bambine piccole che la sera del 18 marzo recitavano orazioni e poesie davanti all’altare.
Il giorno seguente il cibo viene distribuito a famiglie bisognose, tramite le associazioni cittadine di volontariato.
Notizie aggiuntive
Le fonti orali riferiscono che la pratica di allestire gli altari in onore di San Giuseppe sarebbe stata portata a Termoli nell’Ottocento da Concetta Barone, originaria di San Martino in Pensilis (dove la pratica è ancora in funzione); molto diffusa fino al secondo dopoguerra, la pratica ha poi subito un progressivo declino al punto che alla fine degli anni Ottanta solo gli eredi della famiglia Barone la mantenevano in funzione (Nocera 1998, p. 49). L’associazionismo locale, da un lato – inizialmente grazie al contributo del Gruppo folkloristico marinaro ‘A Shcaffètte e del gruppo ‘A Paranze (Nocera 1998, p. 50), successivamente anche con la partecipazione dell’Associazione Borgo vecchio -, e le parrocchie cittadine dall’altro, dall’inizio degli anni Novanta hanno intrapreso un’azione di recupero del rituale, oggi praticato sia nelle abitazioni del borgo antico sia in altre abitazioni del centro storico, nonché nelle scuole dell’infanzia e nella primaria di primo grado. Tra queste è molto attivo il contributo dell’Istituto Comprensivo Difesa Grande, che allestisce gli altari e coinvolge in vario modo gli studenti nell’apprendimento della pratica.
In passato il rituale prevedeva l’allestimento degli altari e delle tavole il 18 marzo, cui faceva seguito una notte di preghiera durante la quale si procedeva alla cottura dei cibi, che sarebbero poi stati serviti durante il pranzo del 19 marzo. Al pranzo, allestito appositamente per i poveri, partecipavano una coppia e un bambino, a rappresentare la Sacra Famiglia, e altri inviati; generalmente il pranzo era servito dalla padrona di casa, a piedi nudi.
A differenza di quanto accade a San Martino in Pensilis, a Termoli oggi non si allestisce il pranzo del 19 marzo, e i cibi utilizzati per le Tavole vengono distribuiti alle famiglie bisognose tramite le parrocchie e la Caritas diocesana…
Cronologia
Secondo le fonti orali, l’uso di allestire gli altari di San Giuseppe è stato portato a Termoli nel XIX secolo da una donna originaria di San Martino in Pensilis, Concetta Barone (De Simoni 2007). La pratica, diffusa principalmente presso la comunità dei pescatori che risiedeva nel borgo antico, si è mantenuta in funzione fino alla seconda metà del Novecento, per poi registrare un lento declino negli anni Settanta; recuperata all’inizio degli anni Ottanta, anche grazie all’azione di salvaguardia dell’associazionismo locale, è oggi un rituale ampiamente praticato e partecipato nella comunità termolese.
Gli altari di San Giuseppe si allestiscono per il 18 marzo, vigilia della festa di San Giuseppe. Nel 2020 e 2021 il cerimoniale è stata sospeso a causa dell’emergenza pandemica.