Denominazione
Geolocalizzazione
Monacilioni (CB)
Percorso
I Conviti di San Giuseppe vengono allestiti sia all’interno che all’esterno del centro urbano di Monacilioni; soprattutto nel secondo caso, il numero delle tavole è maggiore, data la folta presenza di famiglie originarie di Riccia (CB) che vi abitano.
Descrizione
Il Convito di San Giuseppe è un pranzo devozionale allestito a Monacilioni da alcune famiglie nella giornata del 19 marzo. Essendo imbandite diverse tavolate, e per permettere una generale partecipazione, il cerimoniale viene organizzato anche nelle due domeniche antecedenti alla ricorrenza.
Attualmente si registrano dieci conviti attivi, di cui uno solo di “tipo monacilionese”; la maggior parte delle famiglie organizzatrici sono infatti originarie di Riccia, che generalmente vivono nelle campagne di Monacilioni.
In base alla provenienza della famiglia ospitante, il Convito viene allestito in modalità differenti per quanto concerne alcuni aspetti: si fa riferimento soprattutto alla diversificazione di alcune portate e al loro numero (che per Monacilioni oscilla da 7 a 10, per Riccia corrisponde sempre a 13), alla preparazione dei calzoni di San Giuseppe, o cauzun – tipici di Riccia e composti da una sfoglia fritta ripiena di pasta di ceci e miele –, e all’estensione della Tavola a tutta la comunità.
L’antivigilia e la vigilia del 19 marzo sono dedicate principalmente alla preparazione delle varie portate e all’allestimento dell’altare, il quale prevede la decorazione dell’icona della Sacra Famiglia, o di San Giuseppe, con fiori, ceroni e lampade.
Il Convito, o mensa fraterna (Jovine 1941: 67-71), è generalmente anticipato da una funzione liturgica svolta nella Chiesa di Santa Maria Assunta, cui seguiva fino al secolo scorso anche una processione solenne.
Prima dell’avvio del Convito vengono recitati dal capofamiglia “I sette dolori e le sette Allegrezze di San Giuseppe” – una lunga preghiera suddivisa in sette momenti che ripercorrono la vita del santo – e in alcuni casi si dedica l’Eterno riposo ai propri defunti e agli organizzatori scomparsi; segue la benedizione del cibo da parte del sacerdote.
L’organizzatore del Convito serve le pietanze soltanto alla Sacra Famiglia seduta a capotavola, ovvero ai tre membri della comunità scelti per rappresentare San Giuseppe, la Madonna e Gesù, rispettivamente interpretati da un uomo anziano sposato, una giovane donna nubile e un bambino; il resto dei commensali, invece, viene servito da familiari e amici che, per devozione al santo, si occupano della preparazione, cottura e distribuzione del cibo.
Poiché il rituale ha luogo durante il periodo di Quaresima, il menù prevede tredici portate di magro, detto anche d’ scàmper, ovvero privo di carne. Si tratta di: antipasto di sottaceti, pasta con il sugo di tonno (generalmente vermicelli o spaghetti), baccalà alla pizzaiola, piselli, spaghetti con la mollica salata, fritta e aromatizzata (maccarun c’a m’llica), baccalà e cavolfiore in pastella, fagioli lessati nelle pignatte e conditi con aglio e olio a crudo, peperoni ripieni e polpette di tonno fritte, cime di rapa (tann’ d’ rap) condite con aglio e olio a crudo, baccalà arracanato (ovvero gratinato al forno), riso con latte e cannella, agrodolce (dolce composto da mandorle, mosto cotto, caffè, cioccolato), arance a fette con lo zucchero, dolci vari, tra cui calzoni di San Giuseppe, biscotti con le uova e ferratelle (sottili cialde di pasta dolce cotte con un ferro arroventato).
Si usa terminare il Convito con una preghiera di ringraziamento e ci si congeda con la tipica formula A megl’ a megl’ all’ann ch’ ve’! – una sorta di buon augurio affinché il cerimoniale possa ripetersi con serenità e fratellanza anche l’anno successivo – e con la consegna della devozion’ d’ San G’sepp, ovvero i calzoni e gli assaggi di alcune pietanze sia ai commensali sia a coloro che non sono stati invitati e che non hanno partecipato alla Tavola sacra. Ad ogni rappresentante della Sacra Famiglia, invece, viene consegnato un cesto con una pagnotta di pane benedetta e gli assaggi di tutte le pietanze.
Notizie aggiuntive
La devozione di San Giuseppe è particolarmente diffusa nella regione, soprattutto nella zona del Fortore e del Basso Molise, mediante tre modalità principali: i falò, i conviti e gli altari (Gioielli 2018: 18).
In passato il Convito veniva allestito principalmente dalle famiglie contadine come “atto di carità o per voto” (Trotta 1913: 105) ed era destinato ai più poveri della comunità e dei paesi limitrofi, in primis Sant’Elia a Pianisi, Pietracatella e Toro. Al termine dello stesso, tutti gli avanzi venivano consegnati ai più bisognosi, nulla infatti andava perduto. Inoltre, in quella giornata ogni torto e astio erano dimenticati e si garantiva a tutti ospitalità e accoglienza.
A Monacilioni oltre al cerimoniale in onore di San Giuseppe, avevano e hanno luogo molteplici conviti durante l’anno: Santa Benedetta, Giovedì Santo, Sant’Antonio di Padova e Santa Lucia. Le famiglie di Riccia qui trasferitesi hanno introdotto soltanto alcune varianti, come l’utilizzo dei calzoni e le tredici portate, alcune delle quali differiscono rispetto al Convito di Monacilioni. La pasta con la mollica, ad esempio, a Monacilioni non è salata ma dolce; viene aromatizzata con uvetta, cannella, noci e prezzemolo, e preparata con la farina di granone, ovvero di granturco (detto anche d’ chiannl’). Inoltre, mentre le famiglie originarie di Riccia preparano numerose tipologie di dolci, tra cui i cauzun…
Cronologia
Secondo alcune testimonianze orali si tratta di una tradizione secolare che aveva luogo, in alcune famiglie, già tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento; si tramanda che le molteplici tipologie di pesce, generalmente alici, merluzzo e baccalà, impiegate nella preparazione delle portate, giungessero a Monacilioni in quegli anni dal centro di Lesina (FG).
Il cerimoniale si svolge annualmente nella giornata del 19 marzo; tuttavia, per evitare sovrapposizioni tra le diverse tavole imbandite e per garantire la partecipazione dell’intera comunità, i conviti vengono allestiti anche nelle due domeniche precedenti alla ricorrenza.