Denominazione

  • ‘A maschere du diavele è l’espressione dialettale con cui la pratica è conosciuta dalla comunità locale

Geolocalizzazione

Toro (CB)

Percorso

Il corteo che segue la Maschera del Diavolo di Toro attraversa il centro del paese. Si muove dal Convento a Piazza del Piano, dove si tiene la rappresentazione. Dopo ci si sposta in altri punti del paese: Via Occidentale, Via Orientale, parcheggi in piazza Nassirya.

Il percorso può variare di anno in anno in relazione all’improvvisazione del cerimoniale stesso.

Descrizione

Il cerimoniale della Maschera del Diavolo si svolge a Toro l’ultima domenica di Carnevale, con periodicità variabile.

La rappresentazione viene messa in atto da un gruppo di persone che, in maniera scherzosa, decide per un giorno d’indossare i panni dei personaggi tipici della comunità torese. Protagonista è il Diavolo che, per un giorno fa visita al paese, in cerca di peccatori da portare con sé all’inferno.

I preparativi del cerimoniale hanno inizio la mattina della messa in scena, con la vestizione dei personaggi, con tutta la comunità che si riunisce per una rappresentazione la più veritiera e coinvolgente possibile.

I vari personaggi attendono la discesa del diavolo dal convento, luogo deputato alla preparazione e alla vestizione. Il corteo, a coppie, raggiunge la Piazza del piano (cuore del paese) accompagnato dall’orchestrina; arrivato in piazza si forma un cerchio ben visibile e si attende il diavolo che giunge su un palchetto (trainato da un trattore). Il suo arrivo dà il via alla recita vera e propria.

La rappresentazione prevede che in paese quel giorno arrivi il diavolo in cerca di “forza lavoro”, operai che lavorino nella sua vigna. La popolazione, niente affatto impaurita, lo accoglie in maniera esuberante e sfrontata, quasi come una sfida; la tradizione carnevalesca prevede che gli abitanti, uno alla volta, vestiti con i costumi dei mestieri svolti, gli sfilino davanti.

I personaggi che si avvicendano lungo le strade del paese sono i seguenti: il barbiere, l’imbianchino, la maestra, il calzolaio, il macellaio, il cantiniere, le comari, il medico, il contadino.

Ognuno di essi deve confessare i peccati commessi ed aspettare la relativa sentenza. A tutti spetta l’inferno tranne ad uno, il contadino, l’unico ritenuto non peccatore; tutti gli altri compaesani sono condannati a seguire il diavolo negli inferi.

All’inizio degli anni Ottanta lo studioso torese Giovanni Mascia, ricucendo il tessuto narrativo di una maschera che presentava delle lacune, ha ideato un colpo di scena: la rappresentazione carnevalesca del paese doveva andare oltre la satira dei costumi locali, superando ogni giustizia che potesse essere diabolica, divina o umana, concludendosi così con un lieto fine, esito e conseguenza della devozione popolare.

La novità introdotta risiede nel fatto che, mentre il diavolo condanna tutti (tranne il contadino), assaporando la vittoria sui peccatori destinati a finire nelle fiamme eterne dell’inferno insieme a lui, viene fermato da San Mercurio che protegge e salva i suoi devoti.

Il Santo è il patrono di Toro. Il diavolo, deriso da tutti, deve ammettere la sconfitta ed è costretto a tornare negli inferi da solo. Di contro gli abitanti, sbeffeggiandolo e deridendolo, si danno a balli e canti concludendo la mascherata in maniera goliardica.

L’aspetto festoso caratterizza dunque il cerimoniale che si conclude con un lieto fine, tipico dello spirito carnevalesco: balli e canti nella piazza principale del paese

Notizie aggiuntive

La Maschera del Diavolo di Toro è una rappresentazione carnevalesca che ha per protagonista è l’intera comunità torese che impersonando i vari mestieri del paese, partecipa attivamente al cerimoniale.

Due sono le figure fondamentali del cerimoniale: il Diavolo e San Mercurio. Il protagonista è il diavolo, mentre la figura antagonista è quella di San Mercurio: patrono di Toro, che con la sua apparizione, tra sacro e profano, sventa il piano del demonio…

Cronologia

La prima rappresentazione moderna risale al 1987.

La manifestazione si svolge il giorno di Martedì Grasso, ma spesso per dare ampia possibilità di partecipazione viene spostata all’ultima domenica di Carnevale. L’ultima edizione si è tenuta nel 2019 a causa della pandemia da Covid-19.

Ulteriori informazioni

Di seguito viene riportato il canto del diavolo e la risposta del coro, come riportato in Mascia (1994, pp. 8-9).

 U Diavole                                     Il Diavolo

                                    

I’ sonche quillu tale                       Io sono quel tale

che vu’ decéte male;                      di cui voi dite male,

sti tèrre attúrne attúrne                queste terre intorno intorno

i gjre notte e iurne.                        le giro notte e giorno.

Se chécchedúne more                    Se qualcuno muore

preganne ca vo’ Dje,                     pregando che vuole Dio

j’ che’ ‘sti zampe e corne              io con queste zampe e corna

u méne adó stinche je.                   lo conduco dove sto io.

Addéntre a quistu fúrne                 Dentro questo forno

ce stanne tútte i razze:                   ci sono tutte le razze:

guai a menj’ a qua fúnne,              guai a venir quaggiù,

so’ cose da sci’ pazze                    son cose da uscir pazzi.

Ca mize a quistu fúme                   Perché in mezzo a questo fumo

ze pirdene quill’úse                       si perdono gli usi

di cose malamènte                         delle cose cattive

schifose e puzzulènte                     schifose e puzzolenti.

 

 ‘A Sfjde                                            La Sfida

 

(Tutta quante i gènte,                          (Tutti i personaggi, rivolti al diavolo)                                                                       

revetate mbacce u diavele)                  

 

U Core                                                     Il Coro

E cale du cumminte,                            E scendi dal convento

n’aremannà a dumane                          non rimandare a domani

‘sta cammenata córte                         la passeggiata corta

pe scégne a miz’u Chiane.                   per scendere in mezzo al Piano.

A miz’u Chiane statte                          In mezzo al Piano statti

e nen te scuraggj’                                e non scoraggiarti

ca mille sfateiate                                 ché mille sfaticati

so’ prónte pe partj’.                            son pronti per partire.

Attúrne a ‘stu paése                           Intorno a questo paese

che tèrre che ce sta:                              che terra c’è!

iè bèlle e t’arrecréie                            È bella e ti delizia

ma è toste a fateià.                              ma è tosta da lavorare.

E fotte pruprie a Ture                         E fu proprio a Toro dove

adó menarne u banne:                        gridarono il bando:

– Mèglie a campà cint’anne                 – Meglio campar cent’anni

e nó a crepà zappanne.                       che crepar zappando

In passato la manifestazione si svolgeva il martedì grasso perché gli abitanti, perlopiù contadini, per seguire la tradizione, decidevano di non andare a lavorare nei campi.

L’edizione del 2023 si terrà nella mattinata di martedì 21 febbraio presso i locali scolastici, questo per estendere il cerimoniale alle istituzioni scolastiche.

Gli abitanti di Toro si indentificano in questa pratica, l’intera comunità infatti vestendo i panni dei vari personaggi rende il cerimoniale vivo; questa è l’unica manifestazione carnevalesca che si tiene a Toro.

La trasmissione avviene in maniera informale da una generazione all’altra.

La decisione di allestire la rappresentazione all’interno di un edificio scolastico o di un istituto di riabilitazione presente in paese sono tra le misure di salvaguardia e valorizzazione messe in atto negli ultimi anni con il pieno supporto e coinvolgimento della comunità.

Gli aspetti di rischio relativi alla messa in scena del cerimoniale sono anzitutto da individuare nello spopolamento delle aree interne e dei piccoli comuni del Molise.

In precedenza c’era stata la “Schola cantorum”, un’associazione che animava funzioni liturgiche, spettacoli teatrali, tournée musicali. Questa si occupava anche della maschera e l’interesse della popolazione era esteso: anziani, bambini, con un largo coinvolgimento di attori (più di 100 figuranti).

Soggetti coinvolti

Il Comitato Feste San Mercurio Piazza L.A. Trotta n. 1 Toro (CB)

Elementi strutturali

  • Corteo
  • Mascherata

  • Musica popolare
  • Maschere Tradizionali

  • Danza

  • Strumenti popolari

Tag

Ambiti UNESCO

  • Espressioni Orali

  • Riti e Pratiche Sociali

Categoria del bene

  • Festa-Cerimonia

  • Musica-Canti

  • Danza

  • Rappresentazione-Spettacolo

Photo Gallery

Video Gallery

Gioielli M., Tradizioni carnascialesche nel Molise, «Abruzzo Oggi», anno 10, n.3, pp.1-32, 1987.

Gioielli M., Contributo allo studio del Carnevale Molisano, «Utriculus», trimestrale, II, N. 1 (5), pp. 14-34, Gennaio/Marzo, 1993.

Gioielli M., La porta dell’inferno, in «Utriculus» n. 3 (11), Luglio/Settembre 1994.

Gioielli M., Luomo, lanimale, la maschera, «L’Arcolaio», n. 5, pp. 89-92,1998.

Mascia G., ‘A tavelle de Ture (La tavola di Toro): Reperti dialettali di una comunità molisana, Editrice Lampo, Campobasso, 1994.

Mascia G., La maschera del Diavolo, in «Utriculus» n. 21, gennaio/marzo 1997.

Mascia G., Il diavolo nel folclore di Toro. Onomastica e toponomastica, proverbi, modi di dire, mascherate e leggende popolari sul diavolo, Campobasso, Gennaio 2015.

Antonella Golino con la partecipazione di Giovanni Mascia