Denominazione

  • Infiorata in onore di nostra Signora del Monte (denominazione della comunità locale)

Geolocalizzazione

Termoli (CB)

Percorso

La processione della Madonna dei Monti parte dalla chiesa di Santa Maria Maggiore o Santuario della Madonna del Monte, situata di fronte al Castello Monforte di Campobasso. Il cerimoniale prevede il seguente percorso: discesa di San Bartolomeo, via Chiarizia, via Sant’Antonio Abate, via Marconi, piazza Prefettura, corso Vittorio Emanuele II, sosta davanti al Municipio, prosecuzione verso via Nobile, via Cavour, via Mazzini, via Cannavina e via Ziccardi. Nel percorso di ritorno alla chiesa di Santa Maria Maggiore la processione attraversa la località detta “Ponte Bruschio”, nel centro storico.

Descrizione

La Processione della Madonna dei Monti si svolge il 31 maggio di ogni anno a Campobasso e prevede che la statua raffigurante la Madonna dei Monti, venerata nella chiesa di Santa Maria Maggiore e situata di fronte al Castello Monforte, venga portata in processione per le vie del borgo antico e del centro cittadino. Il corteo è seguito dalla banda e dai fedeli.

La forte devozione popolare per la Madonna dei Monti ha fatto sì che nel tempo la processione si sia arricchita di alcuni elementi caratteristici, primo fra tutti l’infiorata.

Il giorno che precede la processione gli abitanti, le associazioni e i commercianti che risiedono nelle strade del borgo antico attraversate dalla stessa, abbelliscono il manto stradale con petali di fiori e zolle di erba, reperite nelle settimane antecedenti.

Si realizzano suggestive composizioni di vario genere caratterizzate da disegni geometrici, simboli religiosi e invocazioni a Maria: tappeti di petali, che grazie alla maestria dei più volenterosi, diventano delle vere e proprie opere d’arte.

I tappeti floreali che colorano il centro cittadino hanno un numero variabile; ognuno di essi rappresenta con un’icona un chiaro messaggio di devozione mariana.

Il lavoro di creazione dei tappeti ornamentali è lungo e certosino; i fedeli, le associazioni, gli abitanti del centro storico scelgono, spinti da una forte devozione, di dedicare l’intera giornata alla creazione della rappresentazione floreale.

Oltre all’infiorata il centro storico viene addobbato con con nastri colorati che, collegati da un balcone all’altro, formano una sorta di galleria, sotto cui sfila in corteo la statua della Madonna. I balconi sono ornati con damaschi, lenzuola ricamate e antiche coperte.

Al passaggio della processione il rituale prevede che i fedeli facciano cadere dai balconi una grande quantità di petali, che offuscano la visione della statua.

Nel borgo antico, in località “Ponte Bruschio”, c’è una breve sosta del corteo; negli ultimi anni, un tenore ed un soprano (Antonello Toti e Tiziana de Santis) in maniera molto sentita, hanno cantato “l’Ave Maria”; i fedeli invece hanno recitano delle preghiere. Questo rappresenta un momento del cerimoniale molto toccante per l’intera comunità in processione.

Il passaggio davanti al municipio è infine contraddistinto dalla presenza del tappeto floreale più grande, dove viene allestito un altarino; ad attendere la statua della madonna ci sono il vescovo ed il sindaco della città che si uniscono in preghiera con l’intera cittadinanza.

Notizie aggiuntive

Il cerimoniale della processione è contraddistinto dall’infiorata, la quale prevede preparativi che iniziano diverse settimane prima del 31 maggio: la raccolta di petali di rose, di fiori di campo, di erbetta, di fondi di caffè, di sale e di tutto ciò che è necessario per realizzare il tappeto floreale.

Si comincia con la ricerca e la raccolta di fiori e si procede con la selezione e la conservazione dei petali. Il momento della raccolta unisce la comunità e, allo stesso tempo, fa vivere una sana competizione per la realizzazione del tappeto più colorato, più rappresentativo e più originale. Si procede poi con la scelta del disegno da eseguire che viene realizzato a mano con un gesso sul manto stradale (asfalto o san pietrini), riempito in seguito con fiori…

Cronologia

Secondo le fonti orali, l’uso di allestire gli altari di San Il rituale della processione della Madonna dei Monti è successivo al 1911; in quell’anno fu infatti ristrutturata la Chiesa di Santa Maria Maggiore da parte dei frati cappuccini e si diede inizio alla processione della Madonna del Monte.

Ogni anno il 31 maggio.

Ulteriori informazioni

Quando le condizioni meteo sono inclementi e non si riescono a reperire grandi quantità di petali si aggiunge più erbetta e più sale al tappeto floreale.

L’origine di questa tradizione è strettamente legata alla presenza di una comunità di frati cappuccini nella chiesa di Santa Maria Maggiore. Nel 1905 il vescovo di Bojano-Campobasso cedette in “perpetuo godimento” la chiesa, da tempo abbandonata, ai frati e questi si impegnarono da subito ad effettuare lavori di restauro per renderla più accogliente e decorosa. La chiesa, rimessa a nuovo, fu inaugurata il 30 maggio 1911 e il mattino seguente, tra una folla plaudente, la statua della madonna fu portata in solenne processione per le vie della città. Iniziò così la tradizione della processione della Madonna del Monte a chiusura del mese di maggio, che ora si svolge non più al mattino ma al pomeriggio.

L’ultima edizione, nel 2022, si è svolta in forma più ridotta a causa della pandemia.

Le cronache storiche ci parlano delle origini delle infiorate e fanno risalire l’inizio di questo evento artistico alla prima metà del XVII secolo come espressione della cosiddetta “Festa barocca”. Secondo una tradizione consolidata, si pensa che l’usanza di creare quadri per mezzo di fiori sia nata nella basilica vaticana ad opera di Benedetto Drei, responsabile della Floreria vaticana, e di suo figlio Pietro.

La tradizione di queste decorazioni floreali venne adottata già nel secolo successivo in alcune località dei Castelli romani legate a Roma grazie al Bernini, l’artefice principale delle feste barocche. A Roma la tradizione delle infiorate scomparve alla fine del XVII secolo; nelle località del Castelli romani proseguì fino all’ XVIII secolo, come riportato da un manoscritto anonimo del 1824 tutt’ora conservato c/o la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma.

Da quella data, lentamente la tradizione si diffuse in vari paesi e città, e oggi in molte località le rappresentazioni hanno raggiunto un notevole livello artistico, grazie alla passione, al talento ed alle raffinate tecniche adottate dagli infioratori per la preparazione delle opere (Ranisio, Borriello 2015).

All’infiorata partecipano, in modo del tutto spontaneo oltre 200 persone di tutte le età che provvedono alla sua completa realizzazione, dalla raccolta dei fiori al disegno, dal reperimento del materiale occorrente alla realizzazione del tappeto, per mantenere viva la fede e la tradizione culturale radicata nella comunità locale.

Tra la popolazione c’è una sana competizione nel realizzare il tappeto floreale più bello, simbolico e rappresentativo per il passaggio della Madonna. Giovani e anziani organizzano i gruppi realizzando mosaici pavimentali composti da quadri e figure religiose.

Per diversi anni è stato coinvolto anche il Centro Sociale Monforte: le donne anziane, il giorno prima della celebrazione, sotto i portici del Comune hanno separano i fiori dividendoli in base al colore.

Oggi le infiorate vengono considerate tradizioni vive, esse sono manifestazioni fortemente radicate sul territorio ma in continua evoluzione nel tempo, dove tradizione, innovazione e rifunzionalizzazione si mescolano in un processo dinamico. Le attività collegate all’arte delle infiorate acquisiscono sempre più una dimensione che consente alle comunità locali, ai singoli partecipanti di costruire relazioni, sperimentare confronti, comunicare saperi, idee, vivere esperienze in cui si interseca la dimensione della socialità. Tali riti creano opportunità per affermare e rafforzare il senso della propria identità individuale e comunitaria, per migliorare il proprio sapere tecnico, condividendo e divulgando con passione e gioia ciò che nasce dalla propria interiorità devozionale.

Tra gli altari familiari allestiti in maniera continuativa dagli anni Novanta si ricordano quello della famiglia Fiorilli e quello della famiglia Cicchino Ronzitti.

La modalità di trasmissione avviene in maniera informale da una generazione all’altra.

Le misure di salvaguardia e valorizzazione attengono al mantenimento di questa pratica che richiede impegno ed una forte valenza devozionale. Mantenere viva la fede e il legame con la comunità locale è l’obiettivo dell’Associazione Città Viva Campobasso, che da circa dieci anni si occupa della trasmissione della pratica. Anche gli abitanti del centro cittadino, più direttamente coinvolti dal cerimoniale, realizzando ogni anno un tappeto floreale, anche se piccolo, agiscono ai fini della salvaguardia del rituale.

Il principale aspetto di rischio della manifestazione è legato al progressivo spopolamento della città vecchia da parte dei suoi storici abitanti e al fatto che i nuovi residenti spesso appartengono a comunità di recente immigrazione, non sempre coinvolte nei cerimoniali religiosi cittadini.

Soggetti coinvolti

Associazione Città viva Campobasso, c/o Ex Scuola Notte, Via Sant’Antonio Abate – 86100 Campobasso

Associazione Centro Storico Campobasso, Vico Carnaio, 15 – 86100 Campobasso
Contatti: + 39 3387474373, info@centrostoricocb.it

Elementi strutturali

  • Processione

  • Infiorata

  • Musica dal vivo

Tag

Ambiti UNESCO

  • Riti e Pratiche Sociali

Categoria del bene

  • Festa-Cerimonia

  • Processione

Photo Gallery

Video Gallery

Gioielli M., Feste, fiere, culti e processioni, in Archeomolise, gennaio-aprile, anno IX, n. 30, 2018, pp. 102-113.

Lombardi Satriani L.M., Lo sguardo della festa, in Ariño A., Lombardi Satriani L.M. (a cura), Lombardi V., La vita musicale a Campobasso e provincia (1848-1900), Campobasso, Università degli Studi del Molise, 2003.

Mascia G., Aspetti di folclore religioso, storico e letterario, in Campobasso. Capoluogo del Molise, a cura di Lalli R., Lombardi N. e Palmieri G., II, Palladino Editore, Campobasso, 2008.

Ranisio G., Borriello D., Linguaggi della devozione: forme espressive del patrimonio sacro, Edizioni di Pagina, 2015.

Checchelani O., Infiorata del corpus domini in Italia, 2014, (www.regioni-italiane.com/infiorate).

Antonella Golino