Denominazione
Geolocalizzazione
Castelnuovo al Volturno (IS)
Percorso
Piazza Roma, Castelnuovo a Volturno, Frazione di Rocchetta a Volturno (IS)
Descrizione
Sfruttando la suggestiva ambientazione paesaggistica circostante, la manifestazione de “Gl’ Cierv” ha luogo l’ultima domenica di Carnevale nell’unica piazza presente a Castelnuovo al Volturno, Piazza Roma, collocata proprio sotto le Mainarde. La pantomima carnevalesca, dai molteplici significati simbolici, è incentrata sulla caccia all’Uomo Cervo, interpretato da un uomo col volto tinto di nero, vestito di pelli di capre e con in testa un palco di cervo.
Il rito ha inizio al calar del sole con l’accensione di un fuoco e il contemporaneo e funesto arrivo del Maone, stregone che in questo caso ha una mera presenza scenica, e delle Janare, megere dalle vesti nere e dalle lunghe capigliature; quest’ultime aprono la manifestazione con urla stridenti, corse e danze affannose a cui fanno da sottofondo il suono dei campanacci agitati dalle stesse e delle percussioni. Alla macabra esibizione segue il corteo, proveniente sempre dal centro storico, di contadini, popolani e pastorelli, musicisti e zampognari, che indossano i costumi tradizionali e calzano le cioce; essi preannunciano all’unisono con il grido “Gl’ cierv!” la discesa dai monti del Cervo.
La bestia dissemina violenza e panico tra le vie di Castelnuovo, importunando i figuranti e gli spettatori. Tuttavia il suo furore si arresta con l’arrivo della Cerva, anch’essa col viso tinto di nero, che si distingue però per la colorazione bianca delle pelli caprine che indossa. Inizia una danza di corteggiamento, accompagnata dal suono delle ciaramelle e interrotta bruscamente dai due cervi che riprendono ad inveire e spaventare il pubblico e i villani.
Giunge nella piazza Martino, una sorta di Pulcinella vestito di bianco e con un cappello dalla forma conica, che accende una fiaccola e tenta di catturare i due animali. La sua azione placida e benevola, che si oppone alla forza animalesca e distruttrice dei Cervi, gli consente di raggiungere, seppur per un tempo effimero, il suo proposito, aiutato dal suo bastone prodigioso e da alcuni castelnovesi. Le bestie infatti, fomentate da un’anziana popolana che offre loro della verdura e la polenta, riescono a liberarsi dalle funi con le quali erano state legate. Questa volta, però, la loro fuga e aggressività vengono bloccate definitivamente dal Cacciatore che uccide entrambi con il suo fucile.
Il rito, tuttavia, non termina con la loro morte ma con il soffio, da parte del cacciatore, nelle orecchie di entrambi, determinando la loro rinascita e purificazione; in tal modo i due cervi, ormai quieti e ravvivati da un nuovo e benefico spirito, si congedano con la piazza e fanno ritorno sui monti, mentre sul pubblico viene lanciato del grano, simbolo di fecondità, abbondanza e buon auspicio.
Notizie aggiuntive
Il cerimoniale carnevalesco attuale è il risultato di una ripresa e rifunzionalizzazione del rito svolto nella prima metà del Novecento, adeguandosi alle trasformazioni economiche, sociali e culturali che hanno denotato anche il territorio e la comunità di Castelnuovo al Volturno e assumendo nuovi significati nel corso del tempo. Intorno alla metà del secolo scorso si è passati, infatti, da un approccio dell’economia e della società premoderno e rurale ad uno più tecnico e industrializzato, causando un abbandono dei piccoli centri e consequenziali mutamenti anche della cultura e delle tradizioni.
Sono molteplici le rivisitazioni e innovazioni apportate al rituale, così come gli aspetti abbandonati e quelli scarsamente esaminati e ricostruiti, sebbene siano state effettuate a partire dagli anni Settanta delle interviste agli abitanti più anziani volte a colmare lacune e a recuperare elementi ed informazioni de Gl’ Cierv. Alla sospensione forzata causata dal secondo conflitto bellico, dalla distruzione di Castelnuovo da parte degli Alleati per girare un combat film e dai movimenti migratori ad essi successivi, si era affiancato per circa tre decenni un carente interesse della popolazione a svolgere il rito dell’Uomo Cervo.
Mediante le azioni di recupero, salvaguardia e conoscenza promosse dagli anni ‘80, la pantomima è stata gradualmente sottratta alla negligenza e alla noncuranza e rielaborata ed arricchita per mezzo dell’Associazione Culturale Il Cervo. Tra la fine degli anni ‘80 e gli inizi del ‘90, infatti, sono state introdotte alcune maschere non citate nelle fonti scritte né tantomeno in quelle orali più antiche che ci tramandano la presenza esclusivamente del Cervo, di Martino e del Cacciatore. La partecipazione della Cerva, delle Janare, del Maone e dei popolani, così come il lancio del grano alla fine del rito e la danza di corteggiamento dei due cervi, rappresentano i principali cambiamenti apportati; in precedenza, inoltre, altri elementi non erano stati più inscenati, come il processo e la morte di Carnevale, un tempo riprodotti insieme al cerimoniale in questione, la questua per le vie di Castelnuovo, durante la quale venivano offerti i cavoli del proprio campo, e le razzie del Cervo negli orti e tra i capi di bestiame.
È avvenuto, infine, un miglioramento del rito anche dal punto di vista tecnico-organizzativo mediante l’adozione di specifici impianti audio e luce, la delimitazione dell’area adibita alla manifestazione e per quanto riguarda il trucco, i costumi e le maschere adottate. Inizialmente la vestizione aveva tempi particolarmente lunghi (tra le tre e le quattro ore), in quanto le pelli venivano conciate pochi giorni prima della pantomima, conservando anche odori sgradevoli, e tagliate e assemblate al momento, direttamente sui personaggi; inoltre in assenza dei palchi di cervo, ci si procurava le corna di bue per assicurare il copricapo al protagonista…
Cronologia
Il rito de “Gl’ Cierv” ha origini storicamente non definibili, nonostante siano state avanzate molteplici proposte di datazione, alcune alquanto bizzarre e poco affidabili. Non è possibile stabilire se esso sia realmente “antichissimo e arcaico”, com’è stato definito da alcuni studiosi, per cui in tale sede ci si limiterà a menzionare l’intervento di recupero svolto a partire dal 1978 dal castelnovese Ernest Carracillo, oggi presidente dell’Associazione Culturale Il Cervo.
Il cerimoniale, come attestato da fonti sia orali sia scritte, veniva svolto nella prima parte del XX secolo con alcune differenze rispetto alla rappresentazione attuale; inoltre, tra il Secondo dopoguerra e il 1985, anno in cui è stato nuovamente messo in scena, ha subito molteplici battute di arresto che hanno minacciato la sua esistenza e la prosecuzione nel tempo.
Il rituale viene rappresentato, con cadenza annuale, nel pomeriggio dell’ultima domenica di Carnevale; tuttavia, fino al 1989, la sua manifestazione avveniva la domenica mattina in seguito alla Santa Messa.
A causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19 si è verificata un’interruzione della manifestazione negli anni 2021 e 2022. Per tale motivo e con il sopraggiungere di un miglioramento della situazione pandemica, si è deciso di proporre una rappresentazione ‘estiva’ del rito nella giornata del 6 agosto 2022.
Ulteriori informazioni
Soggetti coinvolti
Elementi strutturali
Tag
Ambiti UNESCO
Categoria del bene
Photo Gallery
Ulteriore documentazione fotografica è consultabile sul sito dell’Associazione Culturale Il Cervo.