Denominazione
Geolocalizzazione
Da San Marco in Lamis (FG) ad Acquevive di Frosolone (IS)
Percorso
Dal Comune San Marco in Lamis, dove ha sede la fattoria pugliese della famiglia Colantuono, si diparte la ‘Transumanza d’Italia’ a Frosolone lungo la statale e il tratturo fino Santa Croce di Magliano (stazzo notturno), quindi riparte per San Giuliano di Puglia, Bonefro, Colletorto sul tratturo Celano-Foggia, poi prendendo la SS 212 attraversando Sant’Elia a Pianisi, bivio Monacilioni, Ripabottoni fino a raggiungere la località “Femmina Morta” (breve sosta)…
Descrizione
In linea con la tradizionale transumanza orizzontale di tipo essenzialmente, ma non esclusivamente ovino, la famiglia Colantuono sposta da secoli la mandria di circa 500 vacche, in prevalenza di razza podolica (autoctona), ma anche di altre razze come la marchigiana, ad esempio, dalla fattoria di famiglia in Puglia a San Marco in Lamis attraverso porzioni di strade statali e porzioni di tratturi diversi, lungo un tragitto di tre giorni che prevede due soste notturne (Santa Croce di Magliano e Contrada ‘Le Quercigliole’ nei pressi di Ripalimosani) e una breve sosta nella località di ‘Femmina Morta’ nei pressi di Ripabottoni sul Celano-Foggia. Le vacche vengono tenute raccolte in mandria tendenzialmente ordinata e regolare nel passo – piuttosto veloce rispetto al normale andamento di una transumanza ovina – da una serie di mandriani a cavallo, tra i quali anche la stessa Carmelina Colantuono, erede di una famiglia di proprietarie e allevatori di bestiame e casari da almeno quattro generazioni. Lo spostamento avviene lungo i tratturi, cammini erbosi, che storicamente misuravano 111 metri (60 passi napoletani) e che erano messi in relazione e interconnessione tra di loro e con le varie località nei dintorni attraverso tratturelli e bracci.
I membri della famiglia e i loro collaboratori conoscono non solo le strade, i tratturi, le diverse condizioni del territorio, ma custodiscono una profonda conoscenza dei comportamenti e necessità degli animali che conducono e sono depositari di un vero e proprio mondo di saperi e pratiche relativo alla gestione e cura delle mandrie, trasformazione delle materie derivate, in particolare del latte in formaggi (in particolare il caciocavallo, le passite e le burrate, ricotte, ecc.). Altri saperi rilevanti sono quelli inerenti il controllo degli animali durante gli stazzi, la costruzione dei recinti, la conoscenza e prevenzioni dei rischi da predatori lungo i percorsi e oggi, più recentemente, la conoscenza preventiva di tutti gli ostacoli rappresentati dalla interruzione dei tracciati tratturali da parte di strade e infrastrutture precedentemente non presenti. La pratica si presenta come un cammino di uomini e animali lungo strade e tratturi, con momenti di sosta, guadi di piccoli torrenti e fiumi, momenti di socialità e ristoro. Durante gli stazzi notturni infatti si organizzano cene frugali e festose in cui i pastori si mescolano alla popolazione locale, si suonano e si cantano canti tipici della transumanza e più in genere della cultura agraria molisana. Il clima è generalmente molto festoso e conviviale e rappresenta un rinnovarsi e riconfermarsi di conoscenze e affetti sedimentati nel tempo di generazione in generazione.
Intorno alle 13.00 inizia la processione nel centro storico: il cerimoniale viene accompagnato dalla banda, i balconi vengono addobbati a festa con lenzuoli e drappeggi, dai quali i fedeli lanciano petali di rose al passaggio della statua. I davanzali sono decorati con piante e fiori dai molteplici colori, in onore del santo.
Al seguito della processione vi è il “Gruppo folk San Giovanni”, un gruppo folkloristico locale caratterizzato dall’uso di abiti che richiamano la tradizione contadina. Oltre ad accompagnare la processione, il gruppo si esibisce in piazza con balli e canti popolari, il giorno precedente o quello successivo alla festa.
Alle 18.00 c’è una seconda uscita della processione, che attraversa le due piazze del centro storico. Alle 21.00 viene organizzato un concerto in Piazza Fontana. Il cerimoniale si conclude con i fuochi pirotecnici.
La statua di San Giovanni viene lasciata fino a settembre nella chiesa madre; la prima domenica di settembre viene celebrata una messa e la statua viene di nuovo portata in processione nella borgata di San Giovanni, dove resterà fino al 24 giugno dell’anno successivo.
Negli ultimi anni però a causa dell’inagibilità della chiesa della borgata, la statua resta per tutto l’anno nella chiesa madre.
Nella piazza principale del paese vengono coinvolte le associazioni del posto che preparano degustazioni di prodotti tipici locali (formaggi, salumi, tartufi), e vengono allestiti banchi che vendono oggettistica locale e giochi per bambini.
Notizie aggiuntive
Lungo il percorso delineato in precedenza si trovano importanti elementi patrimoniali anche di tipo materiale: strutture in pietra anticamente usate come stazzi (resti di recinti rettangolari in pietra, muretti a secco), piccole costruzioni elementari sempre in pietra a secco per il riparo dei pastori, edicole votive, cippi che segnano il tratturo in cui ci si trova e il punto di riferimento territoriale lungo il tracciato.
Esiste un sistema di oggetti che coadiuvano e costituiscono il corredo di ogni attività transumante: selle, bardelle, staffili, corde, secchi per la mungitura, bastoni/mazze, coperte, bisacce. Tipici certi capi di abbigliamento: in particolare il cappello di feltro a larghe falde e gli stivali da buttero. Non si rileva nel caso della transumanza di questa famiglia e in genere delle transumanze bovine l’uso del tabarro (largo mantello di feltro scuro reso impermeabili dal trattamento di infeltrimento, usato sia come copertura che come cappotto).
Importante anche il corredo di pratiche immateriali di canti tradizionali dedicati al tema della transumanza che accompagna a più riprese lo svolgimento del cammino e delle soste. In particolare uno dei canti caratterizzanti la memoria transumante di questa area è “Povera Puglia mia” che viene musicata e cantata in vari momenti e accompagnata da strumenti tipici della tradizione pastorale molisana e abruzzese: zampogne, ciaramelle, organetto. A Santa Croce intervengono durante la cena il gruppo di cantori e suonatori di Santa Croce di Magliano.
Oltre a rappresentare un elemento di forte caratterizzazione identitaria dei territori, la transumanza rinsalda i legami tra famiglie, individui e senso della comunità e di appartenenza al territorio, ha contribuito e, ove prosegue, continua a contribuire alla plasmazione e conservazione del paesaggio agrario tradizionale. Al tempo stesso le sue attività implicano elementi cooperativi e senso di collaborazione che col tempo e a seguito dei cambiamenti sociali e politici della contemporaneità hanno anche facilitato l’inclusione sociale di nuove componenti della società sia di provenienza italiana che dall’estero (pastori immigrati, nuovi abitanti che decidono di dedicarsi all’attività pastorale e/o di casari, tosatori, e altri operatori del settore di provenienza non autoctona). Sul piano dell’impatto ecologico e ambientale i prodotti della pastorizia transumante risultano di più alta qualità, realizzati con minore stress e più alta qualità di vita per gli animali impiegati (sia per ciò che concerne il latte che la carne che la lana), con un minore dispendio di acqua ed energia rispetto a quello dell’allevamento intensivo di bestiame. Ciò fa della transumanza una pratica e un insieme di saperi agrari sostenibili, capaci di garantire la conservazione della biodiversità e orientati alla sicurezza alimentare e al cibo sano ed etico. Al tempo stesso le modalità di allevamento, di uso responsabile e razionale dei pascoli e le tecniche di lavorazione delle materie prime secondo gli usi tradizionali ne fanno anche un importante deposito di saperi antichi che hanno forgiato nei secoli l’immaginario agrario e pastorale della regione e dei vari territori, lasciando il proprio segno nei modi di dire, nelle narrazioni, nella poesia di tradizione orale, nei canti.
Cronologia
La transumanza orizzontale in Italia e nel Centro-Meridione italiano ha origini antichissime, precristiane e pre-romane persino. Sicuramente esisteva un sistema di dogane e di dazi sui pascoli e i le calles oviarie (tratturi) durante il periodo dell’Impero Romano. Con alterne vicende la dogana e il sistema dei dazi è proseguito anche durante la crisi dell’Impero e il periodo medievale, ma è con con il Regno aragonese nel Sud dell’Italia che prende la forma istituzionalizzata della Dogana della mena delle pecore (prima a Lucera, 1447, e poi a Foggia 1468) e a Lucera sul modello della Mesta spagnola. Dal 1532 estese la sua competenza anche all’Abruzzo, dove il Doganiere nominava un suo Luogotenente. La cosiddetta Doganella d’Abruzzo nata per controllare e tassare le greggi che non svernavano in Puglia, divenne autonoma dalla “Dogana Grande” di Foggia nel 1590. Fu soppressa durante l’occupazione francese del Regno di Napoli con una legge promulgata da Giuseppe Bonaparte il 21 maggio 1806.
La specifica transumanza dei Colantuono viene praticata – secondo quanto affermano i membri della famiglia – storicamente dalla fine del Settecento quando un loro capostipite iniziò il trasferimento a piedi delle greggi dalla fattoria in Puglia dove trascorrevano gli inverni a quella di Acquevive di Frosolone dove trascorrevano e trascorrono le estati al pascolo. Tuttavia la ripresa dell’evento con particolare visibilità e attenzione mediatica è datato 2008 quando il trasferimento della mandria di circa 500 capi è ripreso per esteso a piedi guidato da mandriani a cavallo e con un notevole seguito di curiosi, visitatori e camminatori.