Denominazione

  • La transumanza di Antonio Innamorato e della sua famiglia

Geolocalizzazione

Bojano (CB)

Percorso

Dal pascolo di Campitello il gregge della Famiglia Innamorato scende a Civita di Bojano per poi avviarsi lungo il Tratturo Pescasseroli – Candela, passando per S. Polo Matese, Bojano, facendo sosta per la notte nella località di Campochiaro, proseguendo l’indomani verso il sito archeologico di Sepino-Altilia, attraversando l’area archeologica. Il terzo giorno ripartendo dallo stazzo nei pressi dell’area di Sepino-Altilia, passando per Guardiaregia e giungendo a Bojano nell’Azienda della famiglia Innamorato

Descrizione

In linea con la tradizionale transumanza orizzontale di tipo essenzialmente, ma non esclusivamente ovino, la famiglia Innamorato accompagna la propria ‘morra’ – gregge di circa 500 pecore -, appartenenti alla razza ‘Gentile di Puglia’, linea zootecnica autoctona a rischio di estinzione e di cui proprio questa famiglia insieme ad altre sono state nominate ‘custodi’. Il cammino comprende porzioni di strade statali e di tratturi diversi, lungo un tragitto di tre giorni che prevede due soste notturne (Campochiaro e Sepino) e due brevi soste di ristoro nelle località di ‘Pietre Cadute’ nei pressi di Campochiaro sul tratturo Pescasseroli-Candela. Le pecore vengono raccolte in gregge tendenzialmente ordinato e regolare nel passo da tre pastori a piedi e alcuni aiutanti, talvolta, e alcuni cani di razza border collie e pastori abruzzesi per il controllo e difesa del gregge. Il capostipite, Antonio Innamorato, ha conosciuto la transumanza tradizionale di tipo orizzontale da Roccamandolfi a Manfredonia in giovane età accompagnando il padre e il nonno e apprendendo da loro tutti i saperi e le pratiche di controllo, guida, cura, selezione degli animali e i saperi della caseificazione, la conoscenza delle strade e dei territori, la capacità di valutazione dei pascoli. Lo spostamento avviene, nelle aree in cui è ancora attraversabile e non interrotto da coltivazioni o infrastrutture viarie di vario genere, lungo il tratturo Pescasseroli-Candela e alcuni tratturelli laterali e bracci che permettono di aggirare gli ostacoli sopraggiunti col tempo sul cammino. In origine questi cammini erbosi misuravano 111 metri (60 passi napoletani) ed erano leggermente incassati nel terreno così da contenere il ‘fiume di pecore’ che vedevano scorrere nelle due direzioni. La loro specifica conformazione e il fatto di essere regolarmente attraversati dalle greggi, ne determinava una forte riconoscibilità territoriale per la struttura del tracciato, per il colore/i colori dell’erba rigenerata dal passaggio animale.

Anche gli altri membri della famiglia e i loro collaboratori conoscono le strade, i tratturi, le diverse condizioni del territorio. Essi custodiscono una profonda conoscenza dei comportamenti e necessità degli animali che conducono e sono depositari di un vero e proprio mondo di saperi e pratiche relativo alla gestione e cura delle mandrie, trasformazione delle materie derivate, in particolare del latte in formaggi (anche se negli ultimi anni la produzione casearia si è parzialmente ridotta per la famiglia Innamorato). Altri saperi rilevanti sono quelli inerenti il controllo degli animali durante gli stazzi, la costruzione dei recinti, la conoscenza e prevenzioni dei rischi da predatori lungo i percorsi e oggi, più recentemente, la conoscenza preventiva di tutti gli ostacoli rappresentati dalla interruzione dei tracciati tratturali da parte di strade e infrastrutture precedentemente non presenti. La pratica si presenta come un cammino di uomini e animali lungo strade e tratturi, con momenti di sosta, guadi di piccoli torrenti e fiumi, momenti di socialità e ristoro. Durante gli stazzi notturni infatti si organizzano cene frugali e festose in cui i pastori si mescolano alla popolazione locale, si suonano e si cantano canti tipici della transumanza e più in genere della cultura agraria molisana. Il clima è generalmente molto festoso e conviviale e rappresenta un rinnovarsi e riconfermarsi di conoscenze e affetti sedimentati nel tempo di generazione in generazione.

Notizie aggiuntive

Lungo il percorso delineato in precedenza si trovano importanti elementi patrimoniali anche di tipo materiale: strutture in pietra anticamente usate come stazzi (resti di recinti rettangolari in pietra, muretti a secco), piccole costruzioni elementari sempre in pietra a secco per il riparo dei pastori, edicole votive, cippi che segnano il tratturo in cui ci si trova e il punto di riferimento territoriale lungo il tracciato.
Esiste un sistema di oggetti che coadiuvano e costituiscono il corredo di ogni attività transumante: corde, secchi per la mungitura, bastoni/mazze, coperte, bisacce. Tipici certi capi di abbigliamento: in particolare il cappello di feltro a larghe falde e il tabarro (largo mantello di feltro scuro reso impermeabili dal trattamento di infeltrimento, usato sia come copertura che come cappotto) che sia Antonio che i due figli amano indossare come segno di attenzione all’uso tradizionale.

Gli zampognari accompagnano una delle soste, così come il cibo tipico della cultura pastorale che viene proposto in occasione dei ristori e dei pernottamenti.
Oltre a rappresentare un elemento di forte caratterizzazione identitaria dei territori, la transumanza rinsalda i legami tra famiglie, individui e senso della comunità e di appartenenza al territorio, ha contribuito e, ove prosegue, continua a contribuire alla plasmazione e conservazione del paesaggio agrario tradizionale. Al tempo stesso le sue attività implicano elementi cooperativi e senso di collaborazione che col tempo e a seguito dei cambiamenti sociali e politici della contemporaneità hanno anche facilitato l’inclusione sociale di nuove componenti della società sia di provenienza italiana che dall’estero (pastori immigrati, nuovi abitanti che decidono di dedicarsi all’attività pastorale e/o di casari, tosatori, e altri operatori del settore di provenienza non autoctona). Sul piano dell’impatto ecologico e ambientale i prodotti della pastorizia transumante risultano di più alta qualità, realizzati con minore stress e più alta qualità di vita per gli animali impiegati (sia per ciò che concerne il latte che la carne che la lana), con un minore dispendio di acqua ed energia rispetto a quello dell’allevamento intensivo di bestiame. Ciò fa della transumanza una pratica e un insieme di saperi agrari sostenibili, capaci di garantire la conservazione della biodiversità e orientati alla sicurezza alimentare e al cibo sano ed etico. Al tempo stesso le modalità di allevamento, di uso responsabile e razionale dei pascoli e le tecniche di lavorazione delle materie prime secondo gli usi tradizionali ne fanno anche un importante deposito di saperi antichi che hanno forgiato nei secoli l’immaginario agrario e pastorale della regione e dei vari territori, lasciando il proprio segno nei modi di dire, nelle narrazioni, nella poesia di tradizione orale, nei canti.

 

Cronologia

La transumanza orizzontale in Italia e nel Centro-Meridione italiano ha origini antichissime, precristiane e pre-romane persino. Sicuramente esisteva un sistema di dogane e di dazi sui pascoli e i le calles oviarie (tratturi) durante il periodo dell’Impero Romano. Con alterne vicende la dogana e il sistema dei dazi è proseguito anche durante la crisi dell’Impero e il periodo medievale, ma è con il Regno aragonese nel Sud dell’Italia che prende la forma istituzionalizzata della Dogana della mena delle pecore (prima a Lucera, 1447, e poi a Foggia 1468) e a Lucera sul modello della Mesta spagnola. Dal 1532 estese la sua competenza anche all’Abruzzo, dove il Doganiere nominava un suo Luogotenente. La cosiddetta Doganella d’Abruzzo nata per controllare e tassare le greggi che non svernavano in Puglia, divenne autonoma dalla “Dogana Grande” di Foggia nel 1590. Fu soppressa durante l’occupazione francese del Regno di Napoli con una legge promulgata da Giuseppe Bonaparte il 21 maggio 1806. La transumanza della famiglia Innamorato è ripresa nella forma tradizionale in modo ufficiale nel 2017 e prosegue.
La specifica transumanza della famiglia Innamorato veniva già praticata dal nonno di Antonio innamorato, originario di Roccamandolfi, non a caso definito da molti “la madre delle pecore”…

Ulteriori informazioni

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Elementi strutturali

  • Partenza del gregge da Campitello Matese

  • Sosta con raduno di tutti i partecipanti allo stazzo di Civita di Bojano

  • Discesa e attraversamento di Bojano

  • Passaggio per il tradizionale ‘Vic’ pe’ dent’  (stretto vicolo in cui il gregge si restringe e si snocciola permettendo, secondo quanto si narra, al pastore di contarlo per assicurarsi che sia al completo

  • Cattedra itinerante presso la località di Pietre Cadute

  • Arrivo in località Riofreddo

  • Piccolo ristoro ed esibizione degli zampognari del Matese

  • Ripresa del cammino verso Campochiaro

  • Allestimento di uno stazzo notturno

  • Cena accompagnata da canti e giochi di carte

  • Partenza da Campochiaro (la mattina del giorno successivo)

  • Arrivo a Guardiaregia

  • Cattedra itinerante e breve degustazione

  • Partenza verso il sito di Sepino-Altilia

  • Cattedra itinerante nell’area archeologica

  • Allestimento dello stazzo nei pressi del sito archeologico

  • Partenza da Sepino-Altilia (la mattina del giorno successivo)

  • Attraversamento di Guardiaregia

  • Arrivo a Bojano (sede dell’azienda di famiglia)

Tag

Ambiti UNESCO

  • Saperi e Tecniche Artigianali

Categoria del bene

  • Saperi-Tecniche

Photo Gallery

Bindi L. (ed.), Grazing Communities. Pastoralism on the move and Bio-cultural Heritage Frictions, Oxford/New York, Berghahn Books, 2022.

Bindi L. (a cura), Cammini di uomini, cammini di animali. Transumanze, pastoralismi e patrimoni bio-culturali, Campobasso, Il Bene Comune Edizioni, 2017.

Petrocelli E. (a cura), La civiltà della transumanza, Isernia, Cosma Iannone Editore, 1999.

Letizia Bindi