Denominazione
Geolocalizzazione
Gambatesa (CB)
Percorso
Il cerimoniale coinvolge l’intero paese di Colli a Volturno e le sue frazioni; tuttavia il percorso muta per ciascun gruppo di cantori. Ogni banda ha infatti un proprio punto di incontro da cui ha inizio la questua itinerante.
Oltre al centro storico con via Teglia, quello urbano con la piazza principale e le numerose attività commerciali e il Rione Sant’Antonio, il giro comprende le frazioni di Casali, Castiglioni, Cerreto, Fonticelle, Santa Giusta, Sterpara e Valloni.
Descrizione
I festeggiamenti in onore di Sant’Antonio Abate hanno inizio la mattina del 16 gennaio, vigilia della ricorrenza del santo eremita, attraverso il giro questuante che viene compiuto all’interno di Colli a Volturno da alcuni gruppi di cantori, dette anche confraternite, e che si protrae per l’intera giornata. Le confraternite sono composte da tredici membri; tutti indossano un saio marrone da frate, ad eccezione di colui che rappresenta Sant’Antonio, che si contraddistingue per una veste bianca con cappa nera, una croce al collo e un bastone con terminazione incurvata a cui è legata una piccola campana.
Ciascuna banda si raduna in un determinato punto di incontro da cui parte la questua itinerante che prevede la visita a tutte le famiglie del paese; in occasione della visita viene eseguito un brano dedicato al santo, accompagnato da diversi strumenti musicali (fisarmonica, chitarra, grancassa, rullante, piatti, tamburello e a volte anche zampogna).
Il numero dei partecipanti può variare, ma generalmente ogni gruppo è composto da tredici componenti, a ciascuno dei quali viene attribuito un determinato compito: c’è chi si prende cura dell’asino, fedele accompagnatore, chi suona uno strumento, chi porta lo stendardo con l’icona di Sant’Antonio Abate, chi è addetto alla raccolta delle offerte e chi dispensa i santini.
Durante la questua, ai cantori viene offerto del denaro, omaggio per Sant’Antonio, ma anche – come segno di ospitalità, condivisione e ringraziamento – vino, insaccati e dolci caserecci, tra cui primeggiano i torcinelli (gl’ torcinieglie, frittelle dolci generalmente a forma di ciambella e ricoperte di zucchero, che si è soliti preparare tra il periodo natalizio e il Carnevale). La mancata visita di un gruppo ad un’abitazione viene vista con dispiacere e intesa come un’offesa da parte della famiglia, in quanto il sopraggiungere di Sant’Antonio e dei confratelli è un evento doveroso e inevitabile da compiersi.
Il giro delle bande si conclude con la loro esibizione finale, a tarda serata, in Piazza Madre Teresa di Calcutta intorno al fuoco rituale, precedentemente allestito con la legna donata dagli abitanti e benedetto dal sacerdote.
I festeggiamenti si protraggono per diverse giornate grazie all’azione coordinata tra l’Associazione Forza Giovane, che dal 2006 ha costruito un vero e proprio festival serale intorno al cerimoniale, e la Parrocchia di Santa Maria Assunta di Colli a Volturno, la quale nel fine settimana che segue il 16 gennaio celebra la liturgia solenne in onore di Sant’Antonio Abate ed esegue la benedizione del sale (che con il suo valore purificatorio tiene lontano il demonio dagli uomini e le malattie dal bestiame) e degli animali domestici e da stalla.
Attualmente si registrano sei congreghe in attivo.
Notizie aggiuntive
Da oltre cent’anni la festa di Sant’Antonio Abate a Colli a Volturno rappresenta una tradizione popolare, piena di significati e aspetti fortemente simbolici. Tuttavia, inerente a tale ricorrenza, non è attestata alcuna funzione religiosa precedentemente al 1999. In quell’occasione, la parrocchia locale ha consolidato il suo legame con il cerimoniale mediante la nascita ufficiale della Confraternita di Sant’Antonio Abate, posta sotto la giurisdizione canonica, e ha dato il via anche a festeggiamenti di tipo religioso mediante la celebrazione liturgica e la benedizione degli animali.
Nel rituale, che ricade nel periodo di uccisione dei maiali (da sempre simbolo di ricchezza e prosperità) e coincide con l’inizio del Carnevale, è evidente il recupero di elementi pagani fortemente connessi con il mondo agrario, riletti in una chiave cristiana e al tempo stesso comico-caricaturale, soprattutto per quanto riguarda la figura del protagonista principale. La maschera di Sant’Antonio Abate presenta una serie di sembianze e atteggiamenti buffoneschi e divertenti, improntati sì sulla sfera religioso-spirituale ma estremamente distanti da quanto tramandato dalle testimonianze agiografiche.
Tra gli elementi propiziatori compare anzitutto il fuoco, una costante di questo cerimoniale in quanto è sempre stato predisposto, con la legna donata come ex voto dalla popolazione, prima del 2006, nel centro del paese. La finalità della sua accensione prevedeva, in un passato non troppo lontano, la purificazione e la rigenerazione degli uomini, dei prodotti della terra e degli animali; non a caso Sant’Antonio Abate è il protettore degli animali, è invocato contro il cosiddetto ‘fuoco di Sant’Antonio’ (herpes zoster) ed è fortemente legato al mondo rurale-contadino.
Personaggio indiscusso tornato ‘in scena’ negli ultimissimi anni, ma da sempre accolto con piacere all’interno delle abitazioni, risulta essere l’asino. Mentre nel secolo scorso veniva impiegato anche per gli spostamenti ‘lunghi’, recentemente è stato coinvolto nel rituale soltanto per circolare nel centro urbano o sul finire della serata per le esibizioni; questo a causa sia della sua limitata presenza all’interno del paese sia perché ritarderebbe il giro delle bande. Si potrebbe sostenere, inoltre, che egli rappresenti la pacatezza e la lentezza che caratterizzava nel secolo scorso lo stesso cerimoniale.
Una sorte differente, e ancora oggi molto dibattuta, ha avuto invece il maialino di Sant’Antonio (gl’ porchitt d’ Sant’Antonie), le cui vicende sono fortemente correlate ad un sincretismo creatosi nel tempo e che ha come protagonisti i due santi omonimi festeggiati dalla comunità collese, il santo eremita e Sant’Antonio di Padova. A Colli a Volturno, l’usanza del maialetto è attestata fino alla metà degli anni Ottanta del secolo scorso ma le testimonianze orali riguardanti l’offerta dello stesso sono alquanto contrastanti. C’è chi sostiene che dopo la donazione a Sant’Antonio Abate, egli girasse per il paese fino al 13 giugno, quando veniva comprato durante la riffa intitolata al santo portoghese. Altri invece dichiarano l’esatto opposto, ovvero che l’animale era offerto come ex voto a Sant’Antonio di Padova nel mese di giugno, per poi essere cresciuto dalla comunità collese fino al 17 gennaio, giorno in cui veniva macellato. La seconda ipotesi, tuttavia, risulta essere la più accreditata: il maialino era infatti donato in occasione della festa patronale di giugno e poi fatto circolare in assoluta libertà all’interno del paese, soprattutto nel Rione Sant’Antonio. Con al collo un nastro rosso e un campanello, suo elemento identificativo (ma anche simbolo di morte e resurrezione), veniva accudito dalla comunità collese, che gli dava da mangiare non appena udiva il suo scampanellio, fino ad addomesticarlo. Già nell’epoca medievale l’ordine antoniano, che basava le sue ricchezze sulle questue e sui maiali, per identificare i propri animali, tagliava loro la punta dell’orecchio sinistro o poneva intorno al collo un cordoncino con una piccola campana.
L’intento principale di ogni confraternita è quello di girare per le case collesi per permettere la prosecuzione, la conservazione e la trasmissione della tradizione alle future generazioni, ma anche per dare conforto e sollievo soprattutto agli anziani e agli infermi che spesso, col sopraggiungere della banda, si emozionano veemente dinanzi alla ‘finta benedizione’ di Sant’Antonio, confondendo la messa in scena con una reale manifestazione del santo. Gli stessi attori confermano episodi di forte suggestione e commozione che testimoniano il considerevole valore che viene conferito dalla popolazione collese a questa tradizione e alla giornata del 16 gennaio (Ranieri Tomeo 2021: 22)…
Cronologia
Non sono note le origini del cerimoniale a Colli a Volturno. Secondo alcune testimonianze orali, la presenza del rito è attestata nel paese a partire dalla prima metà del Novecento e ha visto quasi certamente un’interruzione nel periodo della Seconda guerra mondiale. Il suo recupero, successivo al conflitto bellico, è testimoniato da uno scatto fotografico di fine anni Quaranta. Tra gli anni Cinquanta e Sessanta, tuttavia, la tradizione è stata portata avanti in modo discontinuo, anche a causa dei densi flussi migratori che hanno coinvolto la cittadina, e ha visto una decisiva e stabile ripresa soltanto negli anni Settanta mediante l’azione di alcuni collesi che attualmente rappresentano il Gruppo Storico di Sant’Antonio Abate.
Nel 1999, una giovane banda di cantori, già da tempo consolidata, si è sottoposta alla giurisdizione del codice del diritto canonico, sostenuta anche dalla parrocchia locale, organizzandosi nella Confraternita di Sant’Antonio Abate; la stessa il 5 gennaio 2000 è stata ricevuta da Papa Giovanni Paolo II presso la Città del Vaticano in occasione del Grande Giubileo indetto per il nuovo millennio.
Negli ultimi decenni si è registrato un ragguardevole interesse da parte della popolazione, con un numero di partecipanti, anche giovanissimi, alla questua itinerante in costante crescita.
La nutrita attenzione rivolta al rito, che soltanto sul finire degli anni Novanta è divenuto anche religioso, è stata agevolata anche dall’azione, a partire dal 2006, dell’Associazione socio-culturale Forza Giovane che ha costruito un festival, della durata di più giorni, intorno al cerimoniale, permettendone la valorizzazione ed estendendone la conoscenza geograficamente. Fino a quel momento infatti, oltre al giro questuante e all’accensione del falò, non erano previste altre iniziative.
Rispetto alla maggior parte dei paesi molisani che festeggiano Sant’Antonio abate il 17 gennaio, giorno della sua morte, a Colli a Volturno il santo eremita viene celebrato per tutta la giornata del 16, vigilia della ricorrenza, come ricordato anche dal canto tradizionale che viene intonato per le strade del paese: “Buonasera signori padroni, siamo venuti con canti e suoni, siamo venuti con canti e suoni ché domani è Sant’Antonio”.